Manifesto  della  Cabalinguistica

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Tutto quello che e' contenuto in una frase, senza che lo si voglia  in sede di ricostruzione della frase stessa, puo' essere stravolto se si procede in chiave anagrammatica. La rivoluzione che si ottiene da questo processo reiterato da' luogo, dopo aver trasposto sotto  forma di arte visiva le frasi ottenute, a quell'affascinante mondo che ha componenti cabalistiche in quanto si puo' assumere non infrequentemente la nascita di nuovi concetti straordinariamente apparentati, similari o anche soltanto d'effetto, con la semplice operazione di  rimescolamento delle singole lettere .

Superfluo dire che in questo muoversi nel possibile, nello statisticamente possibile al di la' della volonta' costruttiva, possono comparire frasi comunque pertinenti (se non altro da un punto di vista del significato, della logica) che potrebbero suscitare (in una chiave di non conoscenza del sistema costruttivo) scalpore, sdegno, quant'altro. La chiave interpretativa deve essere pertanto quella del puro e semplice piacere della creazione. Meglio, infine, se questa creazione avrà marcata similitudine con il concetto dal quale si e' partiti.

                                Marco Roascio, MARZO 2008

 

 

 

TREANTAQUATTRO ANNI DOPO BOETTI:

“Il lavoro della Mappa ricamata, è per me

il massimo della bellezza. Per quel lavoro io

non ho fatto niente, non ho scelto niente nel

senso che: il mondo è fatto come è e non

l’ho disegnato io, le bandiere sono quello

che sono e non le ho disegnate io, insomma

non ho fatto niente assolutamente; quando

emerge l’idea base, il concetto, tutto il resto

non è da scegliere”.

 

Alighiero Boetti, 1974.

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Un manifesto nel manifesto, la storica dichiarazione di Boetti. Per me, compositore di cabalinguistica, vale la stessa regola: se faccio anagrammi, rivoltando le parole, non faccio in realtà assolutamente NIENTE. Tutto sta scritto all'interno della (delle) parola (parole) di partenza.

 

Marco Roascio, 2008

 

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