RISTORANTE CINESE

LA PRIMA VOLTA AL RISTORANTE CINESE

( Acrostico)

 

                L’ agenda piena: riunioni, incontri, meeting affaristici.

Venerdì: organizzare la trasmissione “Alberghi a luci rosse”. Il Sabato:

“Trattorie, ovvero romantici approcci” , nuova  testata emergente. Cominciare il notiziario “E se Epicuro l’ avesse previsto?”.

        Resta il Martedì: andrei volentieri ove la tavola assicura agi luculliani. Ristorante? Incerto sì. Tre opzioni: ristorante arabo; non  troppo esotico come il nome evocherebbe. Spagnolo e libanese; altri particolari ristoranti indubbiamente molto attraenti. Vane opzioni: la trattoria accanto aspettava...

       

        La ristrutturazione invita: soffitti tappezzati; ovunque reclame antiche; nove tavoli eleganti, con incisioni. Neoclassico e soprattutto elegante. L’ atrio pare rimasto il medesimo: ampia volta, otto lanterne (tutte accese), alcuni libri rilegati in similpelle, tre otri risalenti al novecento. Tre, e cinesi, i nuovi esercenti. Sembrano educati.

        L’ attaccapanni, prudenzialmente rivestito in materiale antiurto, vale ottomila lire. Tuttavia abbinasi al lampadario rinascimentale issato sul tavolo ovale rischiarato adeguatamente. Nelle trattorie è consuetudine indulgere negli etilici sapori, e l’ avventore pare rinfrancato in mezzo a vini olfattivamente lusinghieri. Talchè assaporo alcuni liquidi rossastri: intrugli strani, tipicamente orientali. Rustici aperitivi non tollerati e controproducenti. Imbevibili. Non esito: sputo. E l’ asiatico proprietario, rimproverandomi imbestialito, mi allontana:

<<Vada, o lurido tipo>>.

        Allora, arriva la reazione immediata:

<< Sputare tutto o rischiare avvelenamento? Non tollero essenze cinesi, infusi nefasti>>.

<< E’ strano: è l’ aperitivo più rinomato, il mio. Anzi, vado oltre: lo trovano afrodisiaco!>>.

        Adesso, la retromarcia:

<< Impulsivamente sputai. Tuttavia ora rimpiango amaramente. Nel tracannarlo, evidentemente credendolo indigesto, nacquero equivoci >>.

        Sentendone elogiare l’ afrodisiacità, preferisco ruffianarmi il minaccioso asiatico:

<<Veramente ottimo. La tazza affatto ampia limita riempimenti ingenti>>.

<<Se tuttavia occorresse ricorrerò a nuove tazze...>>.

        E con insistenza, novello Epicuro, simulo entusiasmo. L’ asiatico, per ricompensarmi, imperterrito mesce aperitivi. Vinosi o liquorosi, tutti altamente alcolici. Lo ringrazio infinitamente:

<< Sono tutti ottimi>>.

        Resto ancora nella trattoria e consulto i nutriti elenchi stampati elegantemente. L’ alfabeto pare runico. Il menù, appunto. Vera orgia luculliana: tanti antipasti, alcuni leggendari. Rane in salmì, tagliatelle o risotto alle noci, trota e caviale. Nota encomiabile, saltimbocca estremamente lardellati. Alfine prenoto risoluto il manicaretto anzidetto. Vorrei ordinare le trote all’ ananas. Leggero rischio insito: saran trote o rombi? Anche nelle tagliatelle è concrentrato interrogativo: noci extra serviranno? E’ lecito attendersi... picche.  Ristoratori indegni, manipolano abilmente vini o liquori, talvolta annacquandoli; aggirano le ricette inserendo spezie tipicamente orientali; rifilano ai non troppo esperti clienti intingoli nauseabondi. E’ superfluo esecrarli.

 

        L’ appena prenotata ricetta, immediatamente mi arriva. Vedo oltre: la tenevano avanzata? ( Angoscia!). La riscaldarono? (Infami!).

        Sono tuttavia ottimi. Ritiro accuse nate troppo emotivamente, complimentandomi il necessario. E subito eccomi largire affettati prelibati. Rinasce il mio amore verso ogni leccornia testè assaggiata.

        Alle lumache rinuncio, implicitando sughi troppo ostili. Rinuncio alle nefaste tagliatelle, essudanti cacio. Infine, non essendo sazio, eccomi lungamente a pensare, rimirando il menù: alla voce “orecchiette leccesi” trasècolo, apparendomi atipica la ricetta. Infatti sembra talmente ovvio: ristoranti asiatici (nipponici, thailandesi e cinesi) indubbiamente non esporrebbero simili eresie.

L’ avevo previsto: ristrutturazione insolita. Millantatori? Asiatici veri? O leccesi travestiti abilmente? Arcano legittimo. Risolverlo implicita soluzione traumatica: o realmente asiatici (non tradendo esitazioni coll’ idioma nazionale e soprattutto essendo lesti a preparare riso in mille apprezzabili varianti) o leccesi tendenti ad appioppare laide ricette indigeste. Saperlo? troppo ostico. Rinunziarvi? Affatto! Non tergiverso e chiedo, improvvisandomi (necessariamente) esperto sinologo:

<<E’ lecito aspettarsi pasta ricercando i manicaretti asiatici? Volevo onorare la tavola asiatica, appunto, lodando ricette insolite. Sappia tranquillizzarmi, o ristoratore: avverte nuove tendenze e cucina italici nutrimenti?>>.

<<Eh... sì . E’ Lecce a proporci ricette indiscutibilmente mirabili. Abbiamo voluto osservare le tendenze alimentari alternando le ricette: il Sabato tipicamente orientali, rimarcanti aromi naturali. Tipica emanazione cinese. Il nostro è stato esperimento limitato ai primi. Rimaneva il Martedì, anche Venerdì o Lunedì. Tutti adatti a lanciare ricette italiche, senza troppa orientalità. Risultato: alcuni non transigono e chiedono informazioni non essendo soddisfatti!>>.

< <E le altre persone?>>.

<<Rimangono incuriosite ma alfine vogliono ordinare le “tagliatelle all’ aglio leccese” , riscoprendo in sostanza tradizioni offuscate risalenti al novecento! Trangugiano e chiedono informazioni, essendo sicuramente esperti laddove alimentaristi possono regnare indisturbati>>.

        Meravigliato al verificar opulenza linguistica, tributo all’ asiatico lodi ridondanti.

 

    (continua...)

                       

                        Marco Roascio, datazione incerta (1998)

 

Nota finale: il racconto è incompiuto. Chi lo volesse completare, deve sapere che sono arrivato a questo punto della frase: LA PRIMA VOLTA AL R...

Da lì in avanti, quindi con la lettera "I", si deve continuare.

 

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